LA VERITA’ SU ARKEON - Sentenza (definitiva) “arkeon” di primo grado a Bari: nessuna “psicosetta”

Nelle Motivazioni della Sentenza, alle pagine 896 e 897 si legge:
“l’esito di questo giudizio ha sconfessato la sussistenza della principale e più grave delle accuse, costituita dall’essere Arkeon una “psico-setta”, ha portato ad escludere la sussistenza di uno stato di incapacità di intendere e volere per i partecipanti a qualsiasi tipo di seminario e di tecniche manipolatorie della mente, nonché di violenze di ogni genere poste in essere nei confronti di minori. In questo giudizio non vi è stata contestazione di reati fiscali ed è emerso che i costi dei seminari erano fissi e noti ai partecipanti. Il processo ha portato ad escludere la sussistenza dell’aggravante dell’aver indotto nei partecipanti il timore di un pericolo immaginario, come cagione giustificativa degli esborsi economici, nonché di quella del danno di rilevante entità e da questo è conseguita la ritenuta improcedibilità dei reati di truffa, con riferimento ai quali non era stata sporta alcuna querela da parte delle vittime…”

Registrazione audio integrale della Relazione di Raffaella Di Marzio: ORGANIZZAZIONI SETTARIE E ANTISETTARIE: STRUTTURE E DINAMICHE SIMILARI IN CONTESTI ANTAGONISTI - 12° Congresso Internazionale della Società Italiana di Psicologia della Religione (SIPR): "L'IO, L'ALTRO, DIO: Religiosità e Narcisismo" - Testo registrazione

Le Confessioni del "mostro nello specchio". Arkeon, Le Associazioni Anti-sette e l'Ordine degli Psicologi: Un'esperienza personale

The Confessions of "the monster in the mirror". Arkeon, the Anti-cult Associations and the Order of Psychologists: a personal experience

Movimenti Antisette e Neutralità dello Stato - Un caso di studio: la FECRIS

Nella sua conclusione Willy Fautrè mette in evidenza come associazioni membri della FECRIS, nelle nazioni prese in considerazione dalla ricerca, mettano in atto azioni discutibili

Sette, antisette, "setta degli antisette", aiuto e altre riflessioni - Simonetta Po

Persecuzione e campagne anti-sette: intervista a Raffaella Di Marzio - di Camillo Maffia


mercoledì 10 luglio 2013

"L’impatto dei media sui membri e sulle famiglie dell’associazione Arkeon" - Conferenza ICSA 2013 Trieste


ICSA 2013 Conferenza annuale
Manipolazione, Abuso e Maltrattamento nei Gruppi
Trieste, Italia  -  July 4-6, 2013

Diritti umani, la legge ed i nuovi movimenti religiosi: trovare un equilibrio -
Quanto il contesto sociale (giornali e pregiudizi popolari) può violare i diritti umani individuali?

“L’impatto dei media sui membri e sulle famiglie dell’associazione Arkeon”

Gentili Signore e Signori,

Le osservazioni che desidero oggi presentare si riferiscono alla vicenda mediatico-giudiziaria subita in Italia dal movimento “Arkeon”.  Mia intenzione è di ripercorrere alcune delle vicende che hanno coinvolto le persone e le famiglie che avevano partecipato, in varia misura, ai seminari di formazione di questo percorso, dopo che è iniziata, nel Gennaio 2006, la diffusione di accuse secondo le quali Arkeon sarebbe stata una “pericolosa psicosetta” a carattere distruttivo.
Nel fare questo, intendo mettere in rilievo soprattutto il ruolo dei media e dei canali informativi che, insieme all’azione di alcune associazioni antisette, a quello della magistratura e delle istituzioni ha segnato dolorosamente questa vicenda, che ritengo particolarmente emblematica.
Comincerò portando alcuni esempi concreti.
Una  giornalista e scrittrice italiana, Caterina Boschetti, in un suo intervento a Londra nell’Aprile 2010, così parlava della vicenda “arkeon”: 

“…L’Italia ha da poco affrontato, a livello mediatico, anche due grandi episodi che hanno portato l’opinione pubblica a occuparsi di sette.  Mi riferisco all’arresto a Bari del leader del gruppo Arkeon, Vito Carlo Moccia, che nel nostro paese aveva migliaia di adepti, si ipotizza ben 10 mila persone: nel 2006 per la prima volta la televisione italiana ne diede notizia, a seguito delle testimonianze di fuoriusciti, ma solo recentemente si è provveduto all’arresto. I reati commessi sono tristemente noti: associazione a delinquere, truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza privata, maltrattamenti e abusi su minori. Il tutto per soldi, tanti soldi, potere e manipolazione della mente per perseguire scopi criminali…”.
“L'evoluzione della situazione in Italia:  dalla pubblicazione de Il libro nero delle sette in Italia al progetto Nepenthes, un film per sensibilizzare la popolazione mondiale al settarismo” - Caterina Boschetti, giornalista  e scrittrice

Ora, non solo il fondatore di arkeon non è mai stato arrestato, ma soprattutto, nell’aprile 2010, il processo contro “arkeon” non era ancora iniziato e comunque si sarebbe concluso solo nel Luglio 2012 con la sentenza assolutoria del Tribunale di Bari:

“…l’esito di questo giudizio ha sconfessato la sussistenza della principale e più grave delle accuse, costituita dall’essere Arkeon una “psicosetta”, ha portato ad escludere la sussistenza di uno stato di incapacità di intendere e volere per i partecipanti a qualsiasi tipo di seminario e di tecniche manipolatorie della mente, nonché di violenze di ogni genere poste in essere nei confronti di minori. In questo giudizio non vi è stata contestazione di reati fiscali ed è emerso che i costi dei seminari erano fissi e noti ai partecipanti. Il processo ha portato ad escludere la sussistenza dell’aggravante dell’aver indotto nei partecipanti il timore di un pericolo immaginario, come cagione giustificativa degli esborsi economici, nonché di quella del danno di rilevante entità e da questo è conseguita la ritenuta improcedibilità dei reati di truffa, con riferimento ai quali non era stata sporta alcuna querela da parte delle vittime…”.
“Motivazioni della Sentenza, pag. 896 e 897”
Che cosa autorizza una persona - credo sensibile - una giornalista, a buttare nel tritacarne mediatico e anche in quello degli addetti ai lavori informazioni false e infondate su di un gruppo che possono danneggiare le vite di tante famiglie inermi?
Chi e che cosa autorizza una persona a strumentalizzare con dati fasulli una vicenda delicatissima, che riguarda il vissuto quotidiano di migliaia di famiglie, per fare pressioni per la reintroduzione, in Italia, di una legge sul plagio?

La vicenda mediatico-giudiziaria relativa ad arkeon ha inizio nel Gennaio 2006 quando tre persone, che avevano partecipato a vario titolo alle attività di arkeon, in tre puntate di una trasmissione televisiva su rete nazionale denunciano l’operato dell’associazione arkeon, attribuendo al fondatore e ad altri insegnanti crimini di ogni genere, tra i quali truffe, abusi sessuali, violenze su minori, istigazioni al suicidio e così via.
A questa trasmissione partecipa anche la presidente di una associazione antisette che dichiara di aver studiato la “setta arkeon” e le sue criticità per dieci anni e di aver raccolto molte drammatiche testimonianze.

Dopo queste trasmissioni è cominciata una escalation di trasmissioni televisive, articoli giornalistici e discussioni su internet che, a distanza di oltre sette anni, e nonostante una sentenza di sostanziale assoluzione per arkeon, perdura tuttora.

LISTA ARTICOLI prima inizio processo arkeon

LISTA ARTICOLI dopo inizio processo

Già subito dopo le prime trasmissioni televisive riguardanti arkeon, cominciarono ad arrivare, sia agli organizzatori dei seminari, sia alle strutture che nel weekend li ospitavano in varie città italiane, lettere anonime di protesta e di minaccia. Lettere che parlavano della “pericolosa e distruttiva setta arkeon” e del “demonio Vito Moccia”, il fondatore del movimento.
Nei mesi successivi cominciarono a verificarsi diversi “incidenti”, come ad esempio ruote squarciate alle auto delle persone che stavano frequentando un corso. Oppure minacce, sempre più pesanti (comprese disegni di teschi e scheletri) recapitate direttamente nelle abitazioni di insegnanti o frequentatori dei corsi di arkeon.
Per non parlare di ciò che cominciava ad accadere in rete. Forum dedicati, dove tra falsità coperte dall’anonimato, allusioni ed insulti veri e propri si arrivò presto, in un delirante crescendo a paventare, per le famiglie di arkeon, addirittura la “scomunica dalla Chiesa cattolica” o ancora l’eventualità di intervento dei servizi sociali per “allontanare, allo scopo di tutelarli, i figli minorenni delle famiglie di arkeon”.
Tutto questo e molto altro contribuì a generare un enorme confusione nelle persone e nelle famiglie.
Ma certamente la cosa che più generò un crescente disagio fu l’appellativo di “setta”.

Come ha bene rilevato la studiosa Raffaella Di Marzio in una sua intervista del 2013:

“Arkeon era nata come un’associazione di Reiki, che intorno al 2004 si era trasformata perché il fondatore aveva ritrovato le radici cattoliche della sua infanzia. Si era riconvertito al cattolicesimo. L’organizzazione stava cambiando le sue caratteristiche socioculturali  e antropologiche, e stava diventando qualcos’altro. Infatti il nome era diventato quello che era quando sono stati indagati, “Arkeon”, prima si chiamava in un altro modo. In questi momenti di cambiamento, quando avvengono questi fenomeni, in queste organizzazioni nasce sempre un dissenso molto forte, e buona parte dei frequentatori di quei seminari di Reiki non lo accettò.  Cominciarono una serie di problemi, anche perché il fondatore si riavvicinò alla Chiesa cattolica e trovò anche alcuni sacerdoti che lo accolsero. Dal punto di vista di questi sacerdoti cattolici si trattava di persone che passavano da un mondo lontano dalla Chiesa (quello del Reiki, dell’Oriente, di certe credenze che sono incompatibili con la Chiesa cattolica) a un lento rientro nell’alveo della cattolicità.
All’interno di questo profondo cambiamento, Arkeon si stava trasformando in un cammino antropologico per riacquisire le antiche radici della famiglia: i valori della figliolanza, della paternità, della maternità. Non è mai stata una religione, ma un cammino antropologico con connotazioni cattoliche…”
Persecuzione e campagne anti-sette: intervista a Raffaella Di Marzio

Così, nella vulnerabilità di questa laboriosa trasformazione, dover subire impotenti l’appellativo infamante di “setta” ha creato un enorme sconcerto e smarrimento nelle persone che frequentavano o avevano frequentato i corsi nei weekend o quelli residenziali di quattro giorni. Ma ancor più generava diffidenza e terrore nei famigliari, genitori, coniugi o figli che fossero, che invece non avevano mai conosciuto direttamente arkeon.
Il termine “setta” non è certo rassicurante per nessuno, e nel senso comune indica quantomeno una realtà equivoca e criminale se non proprio una realtà connotata dalla perversione.

In questa ottica, ad esempio, non potrà certo stupire più di tanto il comportamento di una famiglia romana, la quale avendo assistito ad una trasmissione molto seguita su un canale nazionale che trattava con un forte impatto l’argomento arkeon, preoccupata per la sorte del figlio poco più che ventenne che aveva partecipato, invitato dalla fidanzata, a due seminari di arkeon, dopo aver contattato una associazione antisette, nell’estate del 2007 non ha trovato di meglio che minacciare il proprio figlio intimandogli di lasciare fidanzata e arkeon per il suo bene. Il tutto con una pistola in pugno spianata contro il proprio figlio.
Credo sia importante chiarire che questo giovane serio e di buona volontà che ho avuto il piacere di conoscere, non solo non si stava in alcun modo allontanando dalla famiglia, ma al contrario, forse anche grazie al percorso di arkeon, desiderava  solo ricevere la benedizione di suo padre allo scopo di formarsi una sua famiglia con la sua fidanzata. Come poi in realtà ha fatto, dovendo però mettere prima una distanza di cinquecento chilometri dai suoi genitori, anche per evitare altri spiacevoli equivoci o tragedie.

Ma in realtà, il culmine della vicenda arrivò solo nell’Ottobre 2007, quando il fondatore e altri cinque insegnanti di arkeon ricevettero gli avvisi di garanzia dalla Polizia di Bari.
Il giorno successivo tutti i giornali e Tv italiane parlavano della “setta arkeon sgomitata”:  truffe, abusi sessuali, violenze sui minori, calunnie, adepti , psico-setta, erano le comuni parole che titolavano gli scoop giornalistici relativi. Andò anche in onda in prima serata un servizio televisivo dedicato al caso:  

Da quel momento i seminari di arkeon, che fino ad allora, pur tra molte difficoltà e ridimensionamenti erano continuati, cessarono definitivamente. Il sito web venne oscurato dalla Polizia, così come il forum di discussione dedicato e tutte le relative caselle di posta elettronica.  Le famiglie di arkeon si trovarono all’improvviso isolate, inermi ed esposte ad ogni ingiuria e falsità; mentre in televisione circolavano le immagini della conferenza stampa della Polizia di Bari che “aveva sgominato una pericolosa psico-setta distruttiva: la più grande d’Europa…”.
Furono giorni di pura follia. Nessuno capiva cosa stava accadendo. Ma si comprendeva che tutto poteva accadere.

Dopo la prime trasmissioni televisive del 2006, all’interno di arkeon c’era stato un intenso dibattito sulle accuse ricevute. Un’ondata autocritica si era mossa con vigore e furono allestiti diversi incontri aperti a tutti i frequentatori di arkeon per approfondire e raccogliere testimonianze di scorrettezze o soprusi  eventualmente subiti da allievi durante i seminari di arkeon. Nel corso degli anni, infatti, erano già stati allontanati, dal Comitato Etico interno, alcuni insegnanti di arkeon.  Però per motivi molto più blandi di quelli testimoniati in televisione e sostanzialmente legati a una non corretta osservanza di procedure interne riguardanti la forma dell’insegnamento del metodo arkeon.

Di più. Per evitare ogni rischio di “autoreferenzialità”, il direttivo di arkeon si attivò fin dai primi mesi del 2006 per permettere uno studio obiettivo del gruppo, delle sue modalità ed eventuali criticità da parte di persone competenti che fossero completamente estranee al gruppo.
Così il fondatore, Vito Moccia, contattò il GRIS (Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa), che però declinò gentilmente l’invito.
Alla fine, questo studio neutrale del gruppo venne effettuato tra la fine del 2006 e i primi mesi del 2007 a cura di un autorevole centro studi, il CISF (Centro Internazionale Studi Famiglia).

Nonostante tutto ciò, dopo le accuse della Procura che sostanzialmente ricalcavano quelle televisive, per le famiglie si aprì un baratro.
Immediatamente cominciarono telefonate anonime minacciose, direttamente a persone vicine ad arkeon, ma anche nei luoghi di lavoro, nelle scuole e negli asili frequentati da figli di insegnanti o di frequentatori di arkeon.

I genitori dei compagni di classe dei nostri figli, terrorizzati dai toni apocalittici delle trasmissioni televisive e dai titoli dei giornali (setta, abusi sessuali, violenze su minori, truffe, manipolazione mentale, istigazione a suicidi, calunnie ecc.) cominciarono a  evitare ogni frequentazione arrivando in molti casi a togliere definitivamente anche il saluto. In alcuni istituti scolastici, grazie alle telefonate anonime, ma anche alla preoccupazione degli altri genitori, i dirigenti invitarono caldamente i genitori a far cambiare scuola ai propri figli.
Insomma, si scatenò il delirio e l’isteria.
In qualche caso, i bambini furono dileggiati e insultati pesantemente direttamente dai propri compagni che, molto probabilmente, avevano udito i discorsi tra i propri genitori sull’argomento arkeon.

Stessa cosa accadde sui luoghi di lavoro, dove, per segnalazioni  anonime, e per esposizione mediatica, diverse persone che avevano frequentato i seminari furono interrogate dai propri dirigenti e alcuni furono licenziati.

Questa gogna mediatica non risparmiò neppure i luoghi di culto. Un parroco invitò esplicitamente una famiglia cattolica di arkeon a non presentarsi più alla messa domenicale in quel luogo, e di cambiare parrocchia di riferimento per i sacramenti, perché questo, secondo quel sacerdote “metteva l’intera comunità in grande imbarazzo”.

Io, proprio in quel periodo avevo cambiato casa insieme a mia moglie e i bambini piccoli. Dopo una sofferta riflessione, ancora incredulo per quanto stava accadendo, ed essendomi anche esposto in rete col mio nome su un blog dedicato alla tematica che stavamo vivendo ( http://pietrobono.blogspot.it/ ), decisi di informare preventivamente i referenti del mio nuovo villaggio. Così con enorme pena e imbarazzo mi recai dal dirigente scolastico, dal Sindaco, dal responsabile della Polizia locale e dal Parroco cercando di spiegare loro, nel modo meno confuso possibile, quanto la mia famiglia ed io stavamo attraversando e la eventualità di lettere anonime contro di noi. Feci questo con la morte nel cuore, consapevole che se, per caso, la notizia fosse trapelata, quasi certamente per me e per la mia non ci sarebbe stato alcun futuro in quel luogo. Grazie a Dio trovai invece in tutte quelle persone una grande apertura e comprensione.

Se possibile, la situazione per le famiglie peggiorò ulteriormente quando il 26 marzo 2008 la studiosa Raffaella Di Marzio venne anche lei indagata per gli stessi reati attribuiti ai dirigenti di arkeon e il suo sito venne oscurato dalla Polizia di Bari.
Le confessioni del "mostro nello specchio". Arkeon, le associazioni anti-sette e l'Ordine degli Psicologi: un'esperienza personale.

Avevo contattato la Dott.ssa Di Marzio nel Novembre 2007, all’indomani dell’intervento della Procura di Bari sulla vicenda arkeon.
Avevo letto alcune sue pubblicazioni scientifiche in materia e speravo di trovare in lei una interlocutrice disponibile a spiegare a me ed alle frastornate famiglie di arkeon cosa stava accadendo e anche ad ascoltare quanto le famiglie avevano da dire in merito. La mia speranza non andò delusa. Nel Febbraio 2008 in una prima riunione incontrò diverse decine di famiglie di arkeon e successivamente, di questo incontro, pubblicò un articolo sul suo sito.
“Essere o non essere setta: QUESTO è il problema - Quando l'informazione diventa dogma, i comitati diventano tribunali, gli esperti diventano guru e le persone rimangono, comunque, vittime”.

Le famiglie, dal canto loro, avendo trovato un interlocutore autorevole e insieme rispettoso si aprirono e cominciarono a confidare direttamente alla Dott.ssa Di Marzio i loro timori per tutta la complessa vicenda.
Quando anche Raffaella Di Marzio venne indagata il mese successivo dalla Polizia e il suo sito venne oscurato, crollò un mondo per tante persone.

A peggiorare il quadro contribuì una recrudescenza dei media che infierirono ulteriormente e questo infiammò i detrattori di arkeon che imperversarono sulla rete senza limiti, infiammando l’attesa dell’avvio del processo giudiziario.
Il risultato di tutta questa pressione fu uno sfacelo all’interno di molte famiglie di arkeon, dove le persone ormai terrorizzate da una vera e propria caccia all’uomo, non avevano più alcun riferimento alcuno.
Insieme ad altri associati, per evitare ulteriori persecuzioni, con infinito dolore decisi di avvallare la chiusura dell’associazione arkeon.
Diverse famiglie si sfasciarono, in altre il dolore per le falsità sentite e per l’isolamento subito fu così forte per taluni che pensarono seriamente al suicidio. Qualcuno degli indagati lo tentò effettivamente.

Qualche mese dopo, nell’Ottobre 2008, ormai disperato e insieme cosciente dei rischi che correvo, tentai un dialogo con la FECRIS (Federazione Europea dei Centri di Ricerca e Informazione sul Settarismo), la quale, attraverso l’allora presidente Griess, mi rinviò alle delegazioni italiane. Queste, nonostante le mie ripetute preghiere, non vollero assolutamente aprire nessuno spazio di dialogo.
“Comunicazione per FECRIS 7 ottobre 2008”

Questo stato di impotenza si trascinò fino alla primavera del 2011. Intanto gli articoli scandalistici prendevano di mira chiunque solo osasse affacciarsi sulla scena della vicenda arkeon, magari per porre anche solo qualche domanda. Tutto veniva tritato attraverso i media e i forum di discussione in rete.

Nella primavera 2011, con l’approssimarsi dell’inizio del processo arkeon,  alcuni fatti scossero la scena.
L’8 marzo 2011 il Giudice di Bari archiviò, per “insussistenza della notizia di reato” il procedimento contro la Di Marzio, e poco dopo il suo sito fu nuovamente disponibile.

Intanto, però, poche settimane prima, si era tolto la vita un ex insegnante di arkeon divenuto uno degli accusatori principali.
Alcuni giornali tentarono in qualche modo di attribuire al gruppo arkeon la responsabilità dell’accaduto, ma come in seguito si poté capire dalle testimonianze nel processo, ciò era molto più probabilmente legato a una ricaduta nella dipendenza da sostanze e ad una conseguente e dolorosa separazione coniugale.

Il clima del processo si era inoltre inasprito dopo che il Pubblico Ministero del procedimento principale di Bari aveva deciso di allestire un procedimento parallelo accusando di calunnia 47 affiliati ad arkeon, molti dei quali presenti nella lista dei testimoni per la difesa del fondatore Vito Moccia. Invalidando così di fatto la testimonianza di costoro, risultando coimputati. Questa “danza procedurale” non solo è costata un sacco di soldi a tante famiglie innocenti, ma ha creato una sgradevole sensazione.  
Comunque sia, il procedimento per calunnia contro i 47 fu poi archiviato successivamente, alla fine del processo principale, dal Giudice preposto.  Non va’ però dimenticato come titolarono i giornali all’esordio della vicenda nel Marzo 2010:  “… 47 indagati. Sotto accusa gli adepti dell'Arkeon - La setta psico-satanica prometteva attraverso i suoi corsi di poter risolvere problemi psichici e malattie gravissime”.  Ne va dimenticato che questa vicenda tenne in sospeso per tre anni il destino di 47 persone la cui unica colpa era il desiderio di portare la propria testimonianza in un processo delicatissimo.

La sentenza assolutoria su arkeon, per quanto riguarda la questione della psico-setta e dei reati collegati, fu pronunciata dalla Corte il 16-7-2012.
Non è stata appellata dall’accusa, e quindi può essere ormai considerata come definitiva. Il reato invece di abuso di professione psicologica e la relativa associazione a delinquere, è stato invece appellato dalla difesa e verrà trattato in un secondo processo.

La sentenza ha parlato chiaro: “l’esito di questo giudizio ha sconfessato la sussistenza della principale e più grave delle accuse, costituita dall’essere Arkeon una “psicosetta”, ha portato ad escludere la sussistenza di uno stato di incapacità di intendere e volere per i partecipanti a qualsiasi tipo di seminario e di tecniche manipolatorie della mente, nonché di violenze di ogni genere poste in essere nei confronti di minori. In questo giudizio non vi è stata contestazione di reati fiscali ed è emerso che i costi dei seminari erano fissi e noti ai partecipanti. Il processo ha portato ad escludere la sussistenza dell’aggravante dell’aver indotto nei partecipanti il timore di un pericolo immaginario, come cagione giustificativa degli esborsi economici, nonché di quella del danno di rilevante entità e da questo è conseguita la ritenuta improcedibilità dei reati di truffa…”.
“Motivazioni della sentenza pag. 896 e 897”

Nonostante questo, l’avvocato degli accusatori affidava alla stampa un singolare comunicato che così terminava: “…Nessuna assoluzione, quindi, per Moccia ed i suoi associati (salvo che per la calunnia), ma conferma che tutti i gravi fatti denunciati erano veri e comprovati!”    Avv. Marco Marzari

Altro fatto ancor più inquietante è che il 18-12-2012, cioè cinque mesi dopo la sentenza assolutoria due Senatori della Repubblica Italiana firmavano un documento “Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-08890” in cui tra le altre cose davano per scontato che nel processo arkeon fosse stato accertato il reato di maltrattamento di minori.  Cosa falsa e tanto più grave vista il livello istituzionale in cui veniva sostenuta.
Ma anni di pregiudizi e di falsità seminati sui media non si cancellano facilmente.

Personalmente sono grato alla dura esperienza e al lungo travaglio di questi ultimi anni. Mi sono speso e anche logorato mentalmente ed ho ben chiaro che avrei bisogno anche di un supporto farmacologico. Ho lavorato troppi anni negli ospedali psichiatrici per non saperlo. La condizione che il mio Psichiatra mi ha gentilmente posto è di tirarmi fuori da questa vicenda e di metterla definitivamente da parte. Gli ho gentilmente risposto che non posso;  ma soprattutto non voglio.
Sono tartassato di denunce, quasi tutte per diffamazione, da alcuni centri antisette italiani, perché non ho taciuto le ingiustizie e le prepotenze a cui ho assistito.
Accanto a me non c’è qualche leader psicopatico o persone appartenenti a qualche gruppo astruso. Nella mia stessa situazione ci sono diversi studiosi e professionisti, qui presenti e che hanno organizzato questo Convegno a Trieste. E di questo sono onorato. 

Desidero concludere questo mio intervento con una banale ma severa osservazione.

Demonizzare qualcuno o qualcosa non è poi molto difficile.
Utilizzare a tale fine la parola “setta” è la modalità più semplice.
Quello che oggi, con tutto il rispetto, intendo chiarire bene a ciascuno di noi qui presenti è che ogni volta che utilizziamo la parola “setta” o la “sussurriamo” a qualche giornalista perché la scriva legata a un gruppo o a una vicenda, noi ci stiamo prendendo la responsabilità esplicita di marchiare a fuoco su un braccio, e di segnare per sempre, tutti, tutti gli individui di quel gruppo. Tutti, buoni e cattivi, colpevoli e innocenti, adulti e bambini. E questo marchio, che ci piaccia o no è per sempre.
Il vero motivo per cui oggi sono qui, è per ricordare a me e a voi, gentili Signori e Signore, soltanto questo.
Vi ringrazio di cuore per la vostra attenzione.
Buon lavoro a tutti.


Pietro Bono

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